Astrofisica

ESA e JAXA unite per un nuovo telescopio spaziale

Un osservatorio infrarosso per comprendere l’origine e l’evoluzione di galassie, stelle e pianeti. Lo Space Infrared telescope for Cosmology and Astrophysics è uno dei principali candidati in gara per la Cosmic Vision dell’ESA.

L’infrarosso è un insieme di frequenze molto interessanti dal punto di vista astrofisico. Tramite le firme di molti processi atomici, molecolari o legati alle polveri che avvengono a queste frequenze, siamo in grado di ottenere moltissime preziose informazioni sui nuclei delle galassie, o sulle regioni in cui si formano le stelle ed i pianeti.

L’obiettivo principale di SPICA, progetto congiunto tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e quella giapponese (JAXA), è quindi proprio quello di costruire un telescopio spaziale con lancio previsto nel 2032 che sia in grado sfruttare l’analisi spettroscopica nell’infrarosso per studiare questo tipo di processi. Particolare interesse sarà quello legato ai dischi di accrescimento (ossia legati alla materia che cade sul corpo centrale) di buchi neri e stelle in formazione, ma anche ai dischi protoplanetari.

Se passerà la selezione, SPICA esplorerà l’Universo nel medio e lontano infrarosso (tra 12 e 230 micron) con una sensibilità mai raggiunta in precedenza. Lo specchio primario del telescopio è di 2 metri e mezzo, e lavorerà ad una temperatura di circa -255°C, ottenendo una sensibilità di gran lunga più elevata dei telescopi Spitzer ed Herschel di cui SPICA si presenta quindi come successore tecnologico.

Credits: ESA

Gli strumenti del progetto SPICA sono tre:

  • SAFARI (SpicA FAR Ir spectrometers): ottimizzato per ottenere la massima sensibilità nel lontano infrarosso, tra 35 e 230 micron. Si tratta di uno strumento europeo che vede anche la partecipazione dell’INAF.
  • SMI (Spica Mid-infrared Instrument): uno spettrometro giapponese che lavora tra i 12 ed i 35 micron, nel medio-infrarosso.
  • B-BOP (SPICA Far-IR Polarimeter): un polarimetro francese, uno strumento che lavora tra i 70 ed i 350 micron per ottenere immagini in polarimetria, ossia uno studio della direzione in cui oscillano le onde elettromagnetiche. Permetterà ad esempio di studiare i campi magnetici ed i meccanismi che riguardano i processi di formazione stellare.

La selezione finale avverrà nel 2021, e SPICA se la dovrà vedere con THESEUS, per lo studio ad alte energie (Raggi X e Gamma Ray Bursts) e con EnVision, una missione per lo studio della superficie di Venere.

Su Media INAF potete trovare un’interessante intervista su SPICA a L. Spinoglio, il responsabile italiano del progetto.

Fonti: SPICA, ArXiv, ESA

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