Planetologia

Misurare il tempo e lo spazio su Marte

Ovunque si vada, prima o poi si sente l’esigenza di contare gli anni, i giorni e di stabilire delle coordinate geografiche. Dopo la Terra, il luogo dell’Universo in cui siamo stati e saremo presenti più a lungo è sicuramente il Pianeta Rosso.

Un anno marziano dura 668,6 giorni solari marziani, ossia se fossimo lì vedremmo il Sole sorgere e tramontare sull’orizzonte marziano quasi 669 volte. Siccome il giorno marziano ha quasi la stessa durata del giorno terrestre, questo valore corrisponde a 687 giorni terrestri, 1,88 anni terrestri. Quindi l’anno marziano dura quasi due anni terrestri.

Gli anni su Marte: Martian Years

Quando si parla di eventi che avvengono sul Pianeta Rosso, ci si riferisce spesso agli Anni Marziani, Martian Years (MY). Attualmente ci troviamo nel pieno del Martian Year 36 (MY35), iniziato il 7 febbraio 2021. Per essere arrivati al 35esimo anno, ci deve essere stato un anno marziano 0. Non avendo date simboliche da scegliere, la scelta è stata puramente arbitraria: l’anno marziano 1 è iniziato l’11 aprile 1955, nel momento dell’equinozio di primavera nell’emisfero nord del pianeta. L’anno marziano 0 era quello precedente. Volendo si può andare anche di numerazione negativa (MY-1, MY-2, ecc.), ma capita di rado di parlare di eventi precedente all’era spaziale.

Un giorno su Marte: Sol

Una volta scelto l’anno marziano 0, per i giorni non c’è molto da inventarsi: il giorno marziano dura 24 ore, 39 minuti e 35,244 secondi, circa 40 minuti più del giorno terrestre. Tuttavia, per evitare la locuzione giorno marziano ed evitare che qualcuno dica semplicemente giorno senza far capire all’interlocutore se si stia parlando di giorno marziano o giorno terrestre, fin dalle missioni Vikings si è iniziata a usare la parola latina che indica la nostra stella: Sol. Un Sol è un giorno marziano. In un anno marziano ci sono 668,6 Sol. Qualche volta ci si spinge anche oltre, e yesterday (ieri) su Marte diventa yestersol, tomorrow (domani) su Marte diventa solmorrow o altre combinazioni simili come morrowsol o nextersol.

Un selfie del rover Curiosity nel Gale Crater. Credits: NASA

In genere, l’arrivo di sonde su Marte o in orbita attorno a Marte viene indicato come Sol 0 per quelle sonde. Per Curiosity ad esempio il Sol 0 è stato il 6 agosto 2012 e oggi si trova sulla superficie di Marte da 2755 Sol.

Delle coordinate su Marte

Se vogliamo indicare una posizione sulla superficie terrestre occorrono due coordinate: la latitudine e la longitudine. Entrambe sono misure di angoli: la latitudine è l’angolo rispetto ad un piano di riferimento, quello in cui si trova l’equatore. È un piano semplice da definire, perché basta osservare la rotazione terrestre attorno al suo asse per sceglierlo naturalmente come il piano equidistante dai due poli. Vengono definiti paralleli gli insiemi di punti ad uguale latitudine, dei cerchi concentrici per i quali il valore di latitudine è fissato.

Se conosciamo la latitudine del luogo di cui vogliamo segnalare le coordinate dobbiamo però anche sapere in quale punto del parallelo si trova. Per farlo occorre un’altra coordinata, che è la longitudine. Anche in questo caso si tratta di un angolo rispetto ad un piano di riferimento. I punti di uguale longitudine sono detti meridiani, e percorrono la Terra da polo a polo in maniera simile ai bordi degli spicchi in un’arancia. La scelta del riferimento è in questo caso del tutto arbitraria, senza scelte “naturali” a veicolarla.

Un semplice schema che indica la forma di paralleli e meridiani. Credits: WikiMedia

Dovendo in ogni caso scegliere un riferimento, la scelta è ricaduta sull’Osservatorio di Greenwich, in Inghilterra, uno degli osservatori di maggiore rilevanza storica. Il meridiano che passa per un telescopio (il transit circle) a Greenwich è detto Meridiano Fondamentale e svolge per la longitudine lo stesso ruolo che l’equatore svolge per la latitudine. Questa convenzione fu scelta nel 1884 tramite un accordo internazionale. Il transit circle era stato costruito qualche anno prima, nel 1850, da Sir George Airy, un noto astronomo del tempo.

Se ci spostiamo su un pianeta come Marte la scelta dei riferimenti pone qualche difficoltà in più. Se anche in quel caso l’equatore è definito dalla rotazione planetaria, resta da chiedersi come si possa scegliere un Meridiano Fondamentale in un pianeta del tutto desertico. W. Beer e J.H. Mädler, passati alla storia come i primi cartografi marziani, nel 1840 definirono un punto, un piccolo dettaglio superficiale, per calcolare la velocità di rotazione del pianeta.

La prima rappresentazione cartografica del Pianeta Rosso, disegnata da Wilhelm Beer e Johaan Mädler nel lontano 1840.

Nel 1877 l’astronomo italiano Schiaparelli utilizzò la stesso punto di Beer e Mädler come punto zero per la longitudine. Venne chiamato Sinus Meridiani da Camille Flammarion, un altro protagonista della storia dell’esplorazione marziana.

Nel 1972 la Mariner 9 ottenne la prima mappa dettagliata della superficie marziana. L’americano Merton E. Davies trovò un piccolo cratere di appena mezzo chilometro di diametro all’interno di Sinus Meridiani, proprio dove i suoi predecessori avevano fatto passare il Meridiano Fondamentale di Marte. Oggi quel cratere è noto come Airy-0 proprio per commemorare Sir Airy.

Il cratere Airy-0, ripreso dalla Mariner 9 nel riquadro A, dalla Viking-1 nel B e da MGS nel riquadro C. Credits: NASA/JPL

Il cratere fu immortalato sia dalla Mariner 9 che dalla Viking 1 nel 1978, ma per averne un’immagine ad elevata risoluzione bisognerà aspettare il 2001, anno in cui la camera a bordo del Mars Global Surveyor riuscì a fotografarlo nuovamente.

La posizione di Airy-0 in Sinus Meridiani. Credits: NASA/JPL

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