Ad Astra – esploriamo, quindi siamo
In occasione del secondo anniversario della conclusione della Saga dell’Onniologo, siamo orgogliosi di ospitare una bellissima riflessione del suo autore Michele Amitrani sul significato e sull’importanza dell’esplorazione spaziale. A fine articolo una sorpresa speciale dedicata a chi ancora non conosce la saga.
Un fuoco sta bruciando sotto un cielo carico di stelle.
Il cacciatore che lo ha acceso è basso e tarchiato e il suo corpo è avvolto da una pesante pelliccia che ha resistito alla prova del tempo. Il suo sguardo è fisso sull’orizzonte e la sua mente è affollata da pensieri ancorati al futuro.
Nelle ultime settimane il cibo ha cominciato a scarseggiare e il cacciatore sa che è arrivato il momento di prendere la sua lancia e di muoversi in un’area ricca di risorse.
È una decisione carica di significato.
Il domani non ha certezze, ma il cacciatore accoglie la sfida a braccia aperte. Negli anni il suo corpo è diventato agile ed adattabile e la sua mente si è mantenuta costantemente curiosa ed incline ad improvvisare per assicurarsi del cibo e un riparo dalle interperie.
La sua vita è stata un costante susseguirsi di un viaggio dopo l’altro, di una scoperta dopo l’altra, di una sfida dopo l’altra.
La sua sopravvivenza stessa dipende dall’esplorazione.
Il cacciatore non è stato il primo esempio del suo genere, e non sarà l’ultimo.
Diecimila anni dopo, qualcuno si trova a fissare un cielo stellato molto simile al primo. È una persona che ha fatto delle vastità del Mar Mediterraneo la sua casa, e in cuor suo conserva una somiglianza innegabile con il suo antenato.
Anche lui è un esploratore. Ha imparato ad usare le stelle per dirigere la sua nave, per tracciare una rotta e per assicurare la sopravvivenza del suo equipaggio. Il viaggio è la sua ragione di vita, e l’esplorazione è l’unica costante che ispira il suo domani.
La sua vita, come la vita del cacciatore, è soltanto un anello che fa parte della lunga catena che costituisce la civiltà umana.
L’esplorazione è un elemento intessuto nella fabbrica della nostra storia, e ha contribuito a plasmare la nostra specie nella società in cui viviamo.
Guardatevi attorno. Siete circondati dal risultato di generazioni di pionieri che non si sono accontentati della sicurezza offerta dalla loro caverna, ma hanno deciso di rischiare e di scoprire che cosa riservava l’inesplorato.
Ci troviamo in cima ad una torre molto alta, costruita sulle spalle di generazioni di uomini e donne che hanno improvvisato, rischiato e che molto spesso hanno fallito, ma che non hanno mai rinnegato la chiamata della storia. Dobbiamo a loro la scoperta di nuovi elementi chimici, di medicine che hanno bandito orribili malattie nell’oblio del passato. Dobbiamo alla loro ingegnosità nuovi modi per muoverci, comunicare, comprendere e adattarci.
Oggi l’umanità continua a seguire l’impulso dell’esplorazione che ci è stato tramandato dai nostri antenati, ma il nostro sguardo si è spostato dalla Terra alle stelle.
Nel momento in cui sto scrivendo, ci sono delle impronte di stivali sul suolo lunare, un rover delle dimensioni di una macchina si fa selfie su Marte, e un po’ più in là, oltre l’eliosfera (la gigantesca bolla magnetica che contiene il Sistema Solare), le sonde spaziali Voyager 1 e 2 stanno portando nelle vastità dello spazio un disco per grammofono contenente suoni e immagini della Terra. Perché, chissà, ad E. T. potrebbe piacere la sinfonia ‘Allegro con brio’ di Beethoven.
Ne abbiamo fatta di strada da quella caverna.
Io stesso, a modo mio, mi considero un esploratore un po’ particolare. Dico ‘particolare’ perché esploro senza muovermi, perlopiù immaginando cose che non esistono. Succede generalmente in questo modo: prendo una manciata di parole dal nostro vocabolario, le metto sull’incudine del nostro bagaglio conoscitivo e le forgio in una serie di concetti esotici. Molte volte questa operazione produce una massa amorfa che non vuol dire un bel niente.
A volte da quella fucina escono storie.
E la maggior parte delle volte, le storie che scrivo parlano di stelle.
È stato questo mio fascino per lo spazio che mi ha spinto a scrivere la serie dell’Onniologo, una quadrilogia che fonde azione, dramma ed alcune delle tematiche più pressanti nella nostra società in un intreccio di eventi che ruotano attorno alle vite di quattro personaggi diversi.
Ho passato un bel po’ di tempo di fronte alla forgia scrivendo Onniologo. Più di una volta ho pensato che non avrei mai finito la storia perché non riuscivo a trovare il mio nord.
È vero. La maggior parte degli esploratori si perdono durante il viaggio. Più oscuro è il viaggio, più rischioso è il sentiero che conduce alla conoscenza.
E l’esplorazione spaziale è forse il più oscuro dei viaggi che l’umanità ha deciso di intraprendere.
Nonostante la nostra sete di conoscenza e le incredibili scoperte fatte, sappiamo davvero poco delle vastità siderali che ci circondano.
Ed è proprio ciò che non conosciamo che temiamo maggiormente.
Prendete i buchi neri, ad esempio. Per decenni abbiamo meramente ipotizzato l’esistenza di questi corpi celesti in grado di fagocitare un’incredibile quantità di materia in un abisso gravitazionale talmente denso che neppure la luce può sfuggirgli. Sono occorsi anni prima che questi fenomeni diventassero una curiosità matematica, e solo poche settimane fa abbiamo avuto conferma visiva della loro esistenza.
Che cosa scopriremo domani?
Abbiamo gli strumenti necessari per continuare il viaggio? Siamo pronti per questa conoscenza? Ne vale davvero la pena? O stiamo semplicemente sprecando miliardi di dollari per raccogliere rocce sul suolo lunare e per fotografare stelle morte milioni di anni fa?
Sono in molti a pensare che l’esplorazione spaziale sia uno spreco di tempo e di risorse, e il dibattito tra le persone a favore o contro questo investimento epocale è più acceso che mai.
Basta farsi una passeggiata virtuale su internet per rendersene conto. Ci sono angoli del Web in cui si sta consumando una vera e propria guerra tra persone a favore e contro l’ultima frontiera.
Io stesso ho fatto di questo acceso dibattito il cuore pulsante della mia serie di fantascienza, al punto tale da creare due schieramenti politici contrapposti, uno a favore e uno contro l’idea stessa che ruota attorno all’esplorazione delle stelle. Ho chiamato i primi ‘altisti’, e i loro avversari ‘landisti’.
È innegabile. I detrattori dell’ultima frontiera hanno ragione.
L’esplorazione spaziale è difficile, pericolosa e costosa. Ci sono rischi da considerare, costi da coprire, fallimenti che non potranno essere evitati.
In verità, abbiamo già fallito diverse volte, e non parlo soltanto di razzi esplosi sulla piattaforma di lancio.
Parlo di vite umane.
Molte persone sono morte sull’altare dell’esplorazione spaziale. Sono vite che non avremo mai indietro, una cicatrice impressa in modo indelebile nella nostra storia.
Questa non è fantascienza.
L’esplorazione spaziale non è la semplice promessa idilliaca di un futuro migliore. L’esplorazione spaziale è un buco nero che abbiamo soltanto iniziato ad intravedere. Non abbiamo idea di che cosa si nasconda oltre l’orizzonte degli eventi, e forse non vale neppure la pena scoprirlo.
Prestiamo attenzione alla voce dei landisti. Per loro l’esplorazione spaziale rappresenta una frontiera che non vale la pena sfidare. Perché spendere milioni di dollari per scoprire che ad un certo punto nella storia di Marte c’era acqua allo stato liquido, se abbiamo già acqua sulla Terra? Quei soldi potrebbero essere usati per trovare modi migliori per soddisfare il bisogno crescente di energia qui sulla Terra.
Un dubbio legittimo. Non fa una piega.
È stupido e rischioso pensare di scalare il monte Everest quando il tuo vicino di casa sta morendo di fame.
Ma c’è un’implicazione importante da considerare quando si segue questo ragionamento. Il valore di una scelta.
Quale sarà la direzione che decideremo di intraprendere domani?
Ognuno ha il diritto di fare una scelta, e vivere con le conseguenze di quella scelta.
Io penso che rinnegare l’esplorazione spaziale equivalga a rinnegare la nostra stessa natura di esploratori. Questa è la scelta che ho fatto, mentre scrivevo Onniologo, ho deciso di sostenere l’idea che l’esplorazione spaziale non sia un capriccio, ma un’esigenza di sopravvivenza.
Esploriamo, quindi siamo.
Sappiamo che esistono rischi, e questo ci rende consapevoli. La conoscenza è potere.
Lo spiega meglio di chiunque altro l’ex astronauta canadese Chris Austin Hadfield:
“Nessun astronauta si lancia nello spazio con le dita incrociate. Non è questo il modo in cui affrontiamo il fattore rischio. […] Ciò che ho imparato in ventuno anni da astronauta è che più cose conosci, meno cose temi.”
Tutto quello che ci serve per essere degli esploratori migliori è racchiuso in queste parole.
Chris svela un’altra verità importante. I nostri fallimenti più drammatici precedono i nostri più grandi successi, i nostri dubbi più profondi anticipano le nostre scoperte più affascinanti, la paura dell’ignoto è la promessa più potente che possiamo fare alle generazioni che ci succederanno.
Il monte Everest è costellato da cadaveri di esploratori.
Questo non impedisce ad alcuni di noi di continuare a scalarlo.
A due anni dalla conclusione dalla serie del’Onniologo, mi guardo indietro e per la prima volta capisco la vera ragione che mi ha spinto a scrivere la storia di Wei, una persona che vuole rivoluzionare il nostro futuro a partire da una semplice idea. Il suo è la quintessenza del viaggio di un esploratore convinto che “l’impossibile è soltanto una possibilità che non è stata scoperta da nessuno.”
Oggi più che mai mi ritrovo nelle sue parole: “Sono una persona che alza il mento e vede possibilità nuove per la nostra specie, ostacoli da superare, battaglie da vincere. Io so che quando guardo in alto vedo casa. E oso pensare che un giorno potrò tornarci. Da polvere di stelle a polvere di stelle.”
In cuor mio, volevo che Onniologo diventasse una parte di quel mosaico composto dal nostro bisogno collettivo di sognare un domani che esiste solo nella nostra mente. Magari il sottoscritto non viaggerà mai nello spazio, ma se Onniologo ispirerà qualcuno a guardare il cielo stellato in modo diverso, avrò raggiunto il mio scopo.
Il suo viaggio diventerà il mio viaggio.
Una catena è composta da una serie di anelli. E voi, oggi, avete la possibilità di aggiungervi alla continuità storica facendovi questa semplice domanda: come raggiungerò il mio nord, domani?
Il filosofo, drammaturgo e politico romano Lucio Anneo Seneca lo ha detto meglio di chiunque altro:
“Non è facile la via che va dalla terra alle stelle.”
Ma è nostro dovere come specie di esploratori continuare a percorrerla.
Michele Amitrani
In occasione dei secondo anniversario dal completamento della serie di fantascienza ‘Onniologo’, l’autore ha deciso di celebrare l’evento rendendo gratis i primi due eBook della serie, e scontando del 50% tutti gli altri nei giorni del 30 e 31 maggio 2019.
Onniologo è una delle serie di fantascienza italiane più recensite su Goodreads ed è diventata un best-seller su Amazon. Questa storia fonde azione, dramma e alcune delle tematiche più pressanti nella nostra società in un intreccio di eventi che ruotano attorno alle vite di quattro personaggi diversi. Al di là di tutto questo, Onniologo è soprattutto il viaggio di una persona che vuole rivoluzionare il nostro futuro a partire da una semplice idea che può cambiare tutto.
Trovate di seguito i link ai quattro libri della saga: