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Perché NUKE MARS di Musk non potrebbe funzionare

Quando Marte, fantascienza e marketing si vanno a mescolare in un connubio che non tiene conto della realtà, state sicuri che la firma è di Elon Musk. Il CEO di SpaceX torna a proporre di lanciare bombe nucleari sulle calotte polari marziane per intensificare l’effetto serra del Pianeta Rosso.

Elon Musk lo ha fatto di nuovo, ha riproposto, stavolta con tanto di T-shirt, di nuclearizzare Marte per renderlo simile alla Terra. L’idea, che già in passato il CEO di SpaceX aveva ipotizzato, è tanto semplice quanto impraticabile: far esplodere bombe nucleari sulle calotte polari del pianeta rosso, liberando così acqua e anidride carbonica. Una volta nell’atmosfera, secondo Musk, queste genererebbero abbastanza effetto serra da riscaldare il Pianeta Rosso e renderlo un posto molto più simile alla Terra di quanto non sia oggi.

È un bellissimo piano, un modo geniale per rendere l’umanità una specie interplanetaria, per costruire un impero per l’uomo che vada oltre i confini del nostro piccolo pianetino. C’è solo un piccolo problema: non funzionerebbe.

Le T-shirt NUKE MARS

L’atmosfera di Marte è tenue, il suo effetto serra quasi inesistente (a parte durante le tempeste di sabbia, ma questa è un’altra storia) e le temperature superficiali oscillano tra i 20°C ed i -140°C a seconda della stagione, dell’ora e della latitudine. Come se non bastasse, la sua atmosfera non fornisce una protezione dai raggi cosmici e dalle radiazioni solari più intense come fa la nostra Terra. Non proprio un bel posto in cui vivere insomma.

Sembra quindi che se si vuole sognare una futura colonizzazione del Pianeta Rosso sia prima necessario pensare ad una sua terraformazione, ossia un qualche processo indotto dall’uomo che renda il pianeta più simile possibile alla Terra o, quantomeno, un posto vivibile. Sulla Terra la temperatura è resa gradevolmente attorno ai 15-20°C di media grazie all’effetto serra, che imprigiona parte dell’energia solare in entrata grazie ai gas serra come vapore acqueo, anidride carbonica e metano, mitigando le temperature estreme. L’atmosfera di Marte è costituita quasi unicamente di gas serra, essendo per il 99% di anidride carbonica e per il restante 1% da altri gas così rarefatti da risultare di poca importanza dal punto di vista climatologico. Il problema è, appunto, che l’intera atmosfera è troppo rarefatta per avere un effetto serra consistente, la pressione alla superficie è pari a qualche centesimo di quella terrestre, nelle depressioni come Hellas Basin è un po’ più alta ma, insomma, siamo lì.

Una buona fetta degli elementi volatili si trova allo stato solido (ghiaccio) nelle calotte polari, nei minerali e sotto la superficie. Se fosse possibile liberarli, come attraverso delle esplosioni nucleari che facciano saltare in aria il ghiaccio dei poli, si potrebbe allora indurre un effetto serra ed una pressione sufficiente per sostenere la vita? Uno studio su Nature Astronomy aveva già trattato questa entusiasmante prospettiva. E la risposta è molto meno entusiasmante: no, non basterebbe liberare i gas in atmosfera, la densità dell’aria non diventerebbe comunque abbastanza da raggiungere pressioni e temperature vivibili.

E poi c’è un altro problema. Marte è piccolo, la sua gravità debole, ed i gas atmosferici si perdono facilmente nello spazio interplanetario, semplicemente perché il pianeta non riesce a tenerli abbastanza legati a sé. Aumentare la densità dell’aria non assicurerebbe una riduzione di questo fenomeno, e anzi un aumento di temperatura potrebbe anche causare un incremento della fuga di gas. Queste possibilità andrebbero sondate nel dettaglio sfruttando la modellistica e le informazioni ad oggi in nostro possesso, ma in ogni caso la soluzione nucleare potrebbe, se anche ci fosse abbastanza anidride carbonica da tirare fuori dalla superficie, risolvere il problema solo temporaneamente, perché i processi di fuga continuerebbero.

Siamo sicuri che Musk stesse scherzando, e che fosse più una trovata pubblicitaria per far parlare di sé che altro, ma insomma noi la nostra parte l’abbiamo fatta!

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