Astronautica

Chang’e-5: un pezzo di Luna sulla Via della seta

Il lanciatore Lunga Marcia 5 è decollato alle 21:31 ora italiana di lunedì 23 novembre, con a bordo la sonda Chang’e-5. È il più recente e complesso passo del programma lunare cinese. Obiettivo della missione: prelevare e riportare a casa alcuni frammenti di roccia lunare, andando a riempire il vuoto lasciato dalle missioni Apollo.

Di sonda in sonda, nell’ultimo decennio la Cina si è conquistata il suo posto tra le grandi potenze spaziali del mondo. Il programma della Cnsa – l’agenzia spaziale cinese – che forse ha più contribuito in tal senso è Chang’e, l’insieme di missioni lunari che portano il nome di una antica divinità legata al nostro satellite.

Nel 2013 la Chang’e-3 ha effettuato la prima manovra di soft-landing sulla Luna dai tempi delle missioni sovietiche; nel 2019 la Chang’e-4 ha portato per la prima volta un rover – tutt’ora in attività – sul lato a noi nascosto; la stessa missione ha anche effettuato un esperimento botanico sulla superficie lunare, portando a germogliare un seme di cotone.

Il prossimo passo, la Chang’e-5 appena partita – si è alzata in volo alle 21:31 ora italiana di lunedì 23 novembre – dal centro di Wenchang sull’isola di Hainanpunta a prelevare alcuni frammenti di superficie lunare e riportarli a Terra. Il lancio di questa missione sarebbe dovuto avvenire nel 2017, ma ha subito un ritardo a causa di un fallimento del Lunga Marcia 5, il lanciatore che la Cnsa utilizza per queste missioni. Se la Chang’e-5 riuscirà nel suo intento, la Cina sarà la terza potenza spaziale, dopo la Nasa e l’ex Unione Sovietica, a campionare il nostro amato satellite.

Il razzo Lunga Marcia 5 al momento del lancio della missione Chang’e-5, avvenuto alle 21:33 ora italiana di lunedì 23 novembre. Crediti: Lc-123/YouTube

La Chang’e-5 è una missione di cui vedremo i risultati molto presto: tra la partenza e il recupero dei campioni passerà infatti meno di un mese. Dopo l’arrivo in orbita lunare, la sonda si separerà in due parti: un lander si occuperà del campionamento mentre un orbiter resterà in paziente attesa attorno alla Luna. Il lander, che non è progettato per sopravvivere alla lunga e fredda notte lunare, svolgerà il suo compito in un singolo giorno (che equivale a 14 giorni terrestri). Prima del tramonto azionerà un piccolo razzo che traghetterà verso l’orbiter la polvere e la roccia raccolta.

L’orbiter riporterà i campioni a Terra in pochi giorni: a metà dicembre la capsula atterrerà in Mongolia, dove i quasi due chilogrammi di roccia lunare saranno recuperati per essere analizzati in laboratorio e restare a disposizione degli istituti di ricerca cinesi. I campioni saranno custoditi nella Chinese Academy of Sciences National Astronomical Observatory of China di Pechino, e non è chiaro se e come potranno uscire dalla Cina per essere analizzati nell’ambito di ricerche internazionali.

I campioni lunari sono fondamentali per le datazioni delle superfici in tutto il sistema solare. In generale si suppone che più una superficie è costellata da crateri, più è antica, perché ha avuto più tempo per subire impatti planetari. Ma questa è solo una datazione relativa, che ci indica quanto una superficie sia antica rispetto a un’altraUtilizzando i campioni lunari, di cui possiamo studiare l’età in laboratorio e di cui conosciamo la densità dei crateri della superficie da cui sono stati prelevati, si può procedere a una datazione assoluta.

La regione di Mons Rümker, nell’Oceanus Procellarum, dal Lunar Reconnaissance Orbiter. Crediti: Nasa

Tuttavia le missioni che in passato hanno prelevato campioni lunari, le Apollo della Nasa e le Luna sovietiche, li hanno prelevati in regioni molto antiche, di oltre tre miliardi e mezzo di età. La superficie su cui allunerà la Chang’e-5 – Mons Rümker, una piana vulcanica nell’Oceanus Procellarum – sembrerebbe invece particolarmente giovane, attorno al miliardo e duecento milioni di anni, e potrebbe quindi riempire le lacune lasciate dalle missioni precedenti.

Tutto questo, se le operazioni della sonda andranno a buon fine, viste le sfide tecnologiche che la aspettano. «Lanciamo razzi da Terra con una tecnologia relativamente matura», ha detto Yu Dengyun, capo progettista del programma lunare cinese, al New York Times, «ma la dissipazione del calore, la deviazione dei flussi e il controllo del processo di risalita sono qualcosa che non abbiamo mai fatto prima. Queste sono le vere sfide».

Nelle fasi di lancio e di rientro, la Cnsa riceverà anche una mano europea: la stazione Esa di Kourou, nella Guyana Francese, contribuisce alla corretta esecuzione delle manovre, aiutando il controllo missione di Pechino a tracciare la posizione e lo stato di salute della sonda alcune ore dopo il lancio e nella fase di rientro a metà dicembre.

Articolo pubblicato su Media Inaf il 23 novembre 2020

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: