Fosfina: ci può essere vita su Venere?
Un nuovo studio sull’atmosfera venusiana ha rilevato la presenza di una molecola, la fosfina, che sulla Terra viene prodotta unicamente per sintesi biologica o industriale.
Cerchiamo la vita in tutto l’universo per poi trovarne indizi in un nostro vicino planetario: Venere. Venere, il gemello cattivo della Terra, quello ricoperto di acido solforico, con temperature di centinaia di gradi e un’aria densa e irrespirabile. La superficie di Venere è un inferno, con una pressione 90 volte maggiore di quella terrestre e una temperatura che può raggiungere e oltrepassare i 460°C.
Un team internazionale di astronomi guidato dal professor Jane Greaves dell’Univeristà di Cardiff ha oggi annunciato la scoperta, tra le nubi di Venere, di una molecola che fino a oggi nessuno – chimici a parte- conosceva: la fosfina (PH3). La cosa entusiasmante è che sulla Terra questa molecola può essere prodotta solo industrialmente oppure dai microbi che vivono in ambienti privi di ossigeno. Se queste fossero le uniche due opzioni anche su Venere dovremmo concludere che ci siano microbi, oppure industrie. Se la seconda di queste ipotesi è scartabile, la prima continua a essere appetibile anche considerando altre opzioni che generano meno entusiasmo.
Dopo aver trovato segni di questa molecola con l’hawaiiano James Clerk Maxwell Telescope (Jcmt) nel 2017, la scoperta è stata confermata usando 45 telescopi dell’Atacama Large Millimeter Array (Alma). Solamente tre ore di osservazione, ma sufficienti per definire la scoperta. Entrambi i telescopi si trovano a elevate altitudini, il Jcmt a quattromila metri sul Mauna Kea e Alma a cinquemila sul Chajnantor, perché solo a quelle altitudini l’atmosfera terrestre è abbastanza sottile da non schermare le lunghezze d’onda attorno a un millimetro, tra le microonde e gli infrarossi.
A quelle lunghezze d’onda, si può vedere la traccia della fosfina nella luce emessa dalle nubi più calde che si trovano al di sotto. Ogni corpo caldo, nubi comprese, emette la cosiddetta radiazione termica, una radiazione che mostra che quel corpo si sta raffreddando. Se quella radiazione viene intercettata da altre particelle può subire variazioni che possiamo rilevare tramite i nostri telescopi.
La fosfina venusiana è poca, appena venti molecole ogni miliardo di molecole di aria, ma esiste. Potrebbe venire da processi non biologici, ma in che quantità? Non lo sappiamo con precisione in realtà: gli unici studi riguardo il fosforo su Venere vengono dalla missione sovietica Vega 2 del 1985. La questione è stata approfondita, si è pensato ai vulcani, ai fulmini, alle meteoriti, ai minerali della superficie, ma nessuna sorgente sembra raggiungere una frazione consistente di quelle venti parti per miliardo. Con dei microbi sarebbe molto più facile: quelli terrestri li potrebbero produrre facilmente e velocemente.
Ma l’entusiasmo non deve atrofizzare la dovuta cautela: nell’ambiente estremamente acido di Venere gli organismi terrestri non sopravviverebbero. E in realtà non sappiamo perfettamente come la produzione di fosfina funzioni neanche sulla Terra. I batteri terrestri assorbono fosfato dai minerali, aggiungono idrogeno, energia q.b., ed espellono fosfina. Ma non è chiaro perché lo facciano, forse è un prodotto di scarto, forse una protezione. E poi c’è sempre un’altra ipotesi: potrebbe mancare qualche pezzo nei nostri libri di chimica. La fosfina potrebbe comunque formarsi attraverso processi fotochimici o geochimici che qui sulla Terra non abbiamo mai avuto il piacere di scoprire.
In definitiva, per sapere se davvero c’è vita su Venere dobbiamo aspettare ulteriori ricerche e analisi. Dobbiamo pensare magari a qualche missione spaziale in più verso Venere, così vicino eppure così poco avvicinato dalle agenzie spaziali. Quello che è certo è che qualunque cosa scopriremo in seguito, sarà qualcosa di nuovo. Forse vivo, forse mai vissuto, ma comunque entusiasmante.
Fonte: Greaves et al., 2020