Planetologia

Osiris-Rex: siamo pronti per il campionamento di Bennu

Questa notte è la notte: la sonda della Nasa Osiris-Rex farà il suo primo tentativo di campionamento della superficie dell’asteroide Bennu. Attorno alla mezzanotte tra il 20 e il 21 ottobre, la sonda scenderà verso il sito di Nightingale, attiverà il Tagsam, un dispositivo in grado di aspirare le particelle di polvere e regolite della superficie dell’asteroide, e raccoglierà i campioni da riportare a Terra.

L’obiettivo minimo sono 60 grammi di campioni, ma non è scontato che ci si riesca al primo tentativo. Per questa ragione, Osiris-Rex è dotata di tre bombole di azoto (necessario per far funzionare il Tagsam) e potrà quindi compiere tre manovre di campionamento. La capienza massima è di 1,8 chilogrammi di campioni. Se il campionamento di stanotte sarà un successo, i campioni verranno sigillati e la sonda si preparerà per il rientro a Terra, previsto nel 2023.

Bennu è un asteroide near-Earth del gruppo Apollo, uno di quelli che potrebbe in futuro rappresentare un potenziale rischio per la Terra poiché di quando in quando ne interseca l’orbita. Si tratta di un oggetto molto antico, costituito a partire dallo stesso materiale da cui si è formato il Sole, ed è proprio per questa ragione che è stato selezionato come obiettivo della missione: studiandolo possiamo risalire a preziosissime informazioni sull’ambiente spaziale ai tempi della formazione del nostro sistema planetario.

A questo link è possibile seguire la diretta streaming ufficiale della Nasa, con inizio previsto alle ore 23 italiane.

Su Bennu i ricercatori hanno riconosciuto due tipi principali di rocce. Alcune sono chiare e lisce, altre scure e porose. Le seconde, in particolare, sono troppo fragili per riuscire a sopravvivere durante un ingresso in atmosfera. Se un frammento di un asteroide fatto di rocce simili entrasse in atmosfera, brucerebbe integralmente e non rimarrebbe alcuna meteorite al suolo da poter analizzare e classificare. Spesso non ci pensiamo, ma le meteoriti che troviamo sono tutte e sole quelle più resistenti, che sono riuscite a sopravvivere alla caduta fino al suolo. Questo significa che almeno alcuni dei campioni di Bennu saranno di un tipo di roccia mai visto prima sulla Terra come meteorite.
L’International Astronomical Union ha dato all’asteroide Bennu 12 nomi ufficiali per i suoi dettagli superficiali. Il nome di Bennu è associato alla divinità egizia legata al Sole, alla creazione e alla rinascita. Questa divinità è raffigurata come un uccello, e pertanto i dettagli della superficie asteroidale hanno ricevuto nomi di uccelli mitologici o di esseri simili ad uccelli. Tlanuwa ad esempio è un uccello della mitologia Cherokee, fuggito dalla Terra con pezzi di serpente che poi si sono trasformati in pinnacolo di roccia. Tlanuwa Regio è infatti una regione coperta da larghi massi nell’emisfero sud dell’asteroide. Huginn e Munin saxum sono due massi che portano il nome dei corvi del dio norreno Odino. Strix saxum fa riferimento alle strigi, uccelli del malaugurio della mitologia romana. E così via per gli altri massi: Benben, Roc, Simurgh, Ocypete, Amihan, Pouakai, Aetos e Gargoyle.

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