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Un Nobel alle rivoluzioni astronomiche

James Peebles, Michel Mayor e Didier Queloz hanno vinto il Premio Nobel per la fisica 2019. È proprio il caso di dire: meglio tardi che mai.

A volte la portata rivoluzionaria di una scoperta scientifica non si intuisce subito. Anzi, il più delle volte servono alcuni anni e migliaia di ricerche per capirne l’importanza. E se vogliamo i premi annunciati oggi dalla fondazione di Stoccolma rientrano proprio in questa categoria.

Il premio è uno, ma suddiviso tra tre persone: a James Peebles è stato assegnato “per le sue scoperte teoriche nella cosmologia fisica”, agli altri due, Michel Mayor e Didier Queloz, “per la scoperta di un esopianeta orbitante una stella tipo solare”.

Peebles iniziò le sue ricerche negli anni ’60, e su di esse si basa gran parte delle attuali conoscenze sull’origine dell’Universo e sulla sua evoluzione. Radiazione Cosmica di Fondo, Nucleosintesi Primordiale, Materia Oscura ed Energia Oscura, evoluzione delle strutture. Insomma, più o meno tutto quello che non capiamo fino in fondo dell’Universo deve almeno qualcosa a James Peebles. A quei tempi la cosmologia era agli albori, e neanche molto riconosciuta come branca della fisica. Del resto come poteva l’uomo pensare di arrivare a studiare ciò che successe 14 miliardi di anni fa? Eppure Peebles, come molti altri ma molto più degli altri, riuscì a dimostrare il contrario e a dare dignità fisica a quella disciplina. Tramite i suoi studi teorici riuscì a calcolare quanta massa dovesse essere scaturita dal Big Bang, riuscì a predire e a dare una giustificazione teorica alla Radiazione Cosmica di Fondo, quella eco fotonica del Big Bang che permea tutto l’Universo e che fu scoperta per caso nel 1964.

L’Universo iniziò infatti la sua vita in una situazione di elevatissima densità, in cui materia e luce erano un tutt’uno. Non appena i fotoni si distaccavano dalla materia, venivano infatti subito catturati da altra materia, e l’Universo era perciò opaco, perché la luce non poteva diffondersi liberamente. Espandendosi la materia divenne sempre più rada fino a permettere ai fotoni di separarsene, fino a far diventare l’Universo trasparente. In quel momento nacque la radiazione cosmica di fondo, una radiazione che ci dà una fotografia dell’Universo nelle prime fasi della sua vita.

L’altra parte di premio si basa invece su ricerche un po’ più recenti: il primo pianeta extrasolare orbitante una stella di tipo solare fu scoperto nel 1995. Michel Mayor e Didier Queloz scoprirono 51 Pegasi b, un pianeta simile a Giove orbitante la sa 51 Pegasi. Fu una delle ricerche fondanti di quella che oggi è una branca a cavallo tra astronomia ed astrofisica, quella dello studio dei pianeti che orbitano altre stelle. Oggi ne conosciamo migliaia, più di 4000.

I ricercatori premiati oggi hanno quindi non solo hanno dato un grande contributo nel loro ambito, ma hanno contribuito in larga misura a farlo nascere. Cosmologia e planetologia extrasolare sono tra gli ambiti più attivi nell’astrofisica odierna, e forse non sarebbe stato così senza il contributo di Peebles, Mayor e Queloz.

L’infografica sul premio 2019 della Royal Swedish Academy Science

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