Storia della Scienza

Ritrovata la mappa più antica del cielo, il catalogo di Ipparco

Forse abbiamo ritrovato la più antica mappa del cielo; il catalogo delle stelle di Ipparco di Nicea

Qualunque testo di astronomia nomina almeno una volta Ipparco di Nicea tra le prime pagine; perché questo astronomo dell’antica Grecia fu responsabile, tra le altre cose, di aver costruito il più antico catalogo stellare. Catalogò 850 stelle del cielo boreale e, soprattutto, ideò la scala delle magnitudini stellari da cui deriva quella che usiamo ancora oggi. Però questo catalogo è andato perduto, non ne sono arrivate copie fino a noi. Almeno finora, forse.

Ipparco di Nicea in un quadro di Raffaello

In un manoscritto cristiano custodito al monastero di Santa Caterina nella regione del Sinai, in Egitto, uno studente dell’Università di Cambridge ha notato la presenza di alcuni segni nascosti dietro al testo. Allora il manoscritto è stato studiato tramite tecniche di imaging multispettrale, scoprendo che nove pagine celavano in realtà altro testo, cancellato e sbiadito dal tempo, sul quale era stato sovraimposto il nuovo testo. Nulla di insolito, capitava spesso che venissero riciclati dei fogli più antichi per scrivere nuovi testi.

La cosa insolita, è che quel testo retrostante era in realtà costituito da coordinate, coordinate stellari. Non abbiamo la certezza siano proprio le coordinate del catalogo di Ipparco, ma c’è un buon indizio in proposito: la precessione.

Sappiamo infatti che tra i moti millenari della Terra, la precessione porta a ridefinire il polo nord celeste; vuol dire che oggi al polo nord c’è la stella polare, in altre epoche questo ruolo è stato ricoperto da altre stelle. Ebbene, le coordinate trovate nel manoscritto di Santa Caterina corrispondono proprio a quelle che, tenuto conto della precessione, descrivevano la posizione delle stelle nel 129 a.C. L’atlante di Ipparco risale proprio a quel periodo lì.

A dirla tutta forse una copia ce l’avevamo già, ma è dubbia e un po’ atipica: l’Atlante Farnese, situato a Napoli, è una copia romana di una statua greca, che raffigura Atlante mentre solleva un globo celeste sulle spalle. Ci sono raffigurate le costellazioni e le varie linee utili proprio per ricostruire le coordinate celesti, come l’eclittica e la linea dei tropici. Probabilmente quel globo è basato proprio sul catalogo di Ipparco, e in effetti in uno studio pubblicato qualche anno fa, sono state ricostruite proprio le posizioni delle stelle di Ipparco a partire dall’Atlante Farnese.

L’Atlante Farnese, al museo archeologico di Napoli

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