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Tesla ed i numeri 3,6,9 – La chiave dell’energia libera?

Nikola Tesla viene ricordato come lo scienziato che voleva elettrificare il mondo.
Perciò studiò approcci per la trasmissione di energia a distanza come torri da cui irradiare potenza, che comunque dovevano essere alimentate da una fonte di energia, come una centrale elettrica ed ogni utilizzatore avrebbe dovuto avere la sua antenna per ricevere quest’energia, come una trasmissione radio.
Vediamo quanto c’è di vero nella terna 3 6 9 e se ciò fu realmente d’aiuto per le sue ricerche.

Prima di cominciare è d’obbligo una breve introduzione, anche per inquadrare un po’ Tesla e la situazione dell’epoca.

Le Torri di Tesla

Aveva avuto l’idea geniale di sfruttare i medium naturali dell’elettromagnetismo terrestre cioè litosfera e ionosfera terrestre, che formano le “maglie” del condensatore terrestre.
La Terra infatti si comporta come un condensatore di cariche elettriche in cui si genera una differenza di potenziale elettrico fra il suolo e la ionosfera. Quindi l’idea di usare le torri è proprio quella di immettersi nel processo costante di carica e scarica del condensatore terrestre. Un ciclo che idealmente può essere visto simile al ciclo dell’acqua ed al ciclo del vento. Tesla avrebbe costruito queste torri, come le due che ha realmente costruito prima a Colorado Springs e poi a New York (la famosa torre di Wardenclyffe), attraverso la tecnologia del Trasmettitore di Amplificazione, una versione delle bobine di Tesla.

Immagine del 1904 della Torre di Wardenclyffe. Fonte

Il collettore di energia radiante

Tesla era grande amico di William Crookes (nella sua autobiografia “Le mie Invenzioni” ricorda con molta gioia la loro amicizia), che fu uno di quegli scienziati che a cavallo fra ‘800 e ‘900 hanno contribuito a portare luce su un fenomeno nuovo per l’epoca: le radiazioni (raggi X, raggi α, raggi β, raggi γ) grazie ai tubi catodici ed è stato anche uno degli apripista per la fisica del plasma. In quell’epoca le radiazioni erano un fenomeno poco conosciuto perché si era iniziato da poco a rendersi conto della loro esistenza ed ancora avvolto in un fitto alone di mistero, soprattutto per i non addetti ai lavori.
Osservando l’esistenza di una radioattività di fondo ed all’esistenza dei raggi cosmici (da non confondere con la CMRB) portò Tesla a pensare che sarebbe stato possibile riuscire a raccogliere quest’energia radiante. Dunque creò il famoso brevetto del collettore di energia radiante (radiant energy collector). Un secolo prima già Coulomb si rese conto dell’esistenza di un qualche tipo di “elettrificazione di fondo” sempre presente, che come si è scoperto dopo è causata anche dalla radioattività di fondo a cui contribuiscono anche i raggi cosmici. Verso la fine torneremo su questo dispositivo.

Copertina del brevetto di Tesla dell’apparato per l’utilizzo dell’energia radiante. Fonte

Quindi probabilmente anche cominciando ad individuare nelle radiazioni cosmiche (in cui oggi sappiamo è compreso il vento solare) una possibile causa del processo di carica del condensatore terrestre venne in mente a Tesla di unificare la trasmissione ed erogazione di energia direttamente dai medium naturali immettendosi nel suddetto ciclo, come una turbina idraulica si immetterebbe nel ciclo naturale dell’acqua.

Nel pensare ciò Tesla ideò una sorta di modello di distribuzione di energia potenzialmente “libero”, cioè accessibile a chiunque, una energia libera: free energy. Idea che successivamente è stata confusa con quella di moto perpetuo.

La consapevolezza fisica della seconda metà del XIX secolo

Va ricordato anche che Tesla avendo studiato un elettromagnetismo delle origini, quindi per come è stato modellato da Maxwell, aveva una visione meccanica del fenomeno. Infatti i modelli usati per descrivere i fenomeni elettrici e magnetici erano stati introdotti sull’ipotesi che l’elettricità si comporti come un fluido. Quindi furono applicati gli stessi teoremi che erano stati sviluppati per la fluidodinamica (meccanica), come il Teorema di Gauss del Flusso. Segno di ciò l’abbiamo nel fatto che Tesla stesso si riferiva alla tensione elettrica come pressione elettrica. Termine che oggi può suonare arcaico ma che era comune all’epoca.

Da questa stessa visione dell’elettromagnetismo classico si evince l’idea dell’Etere, che è un concetto molto più antico. L’etere in quest’indagine veniva definito come la materia su cui si propaga la luce. Quest’idea scaturisce dal fatto che il vuoto possiede delle costanti di permeabilità magnetica (μ0) e dielettrica (ε0) per i fenomeni elettromagnetici. Quindi dal fatto che le equazioni che descrivono l’elettromagnetismo nel vuoto e nella materia sono pressoché immutate nella loro forma. La stessa velocità della luce si ricava dal valore di queste due costanti. Quindi l’idea dell’etere luminifero, che potremmo visualizzare come la materia del vuoto era un concetto ancora molto vivo nella mente di Tesla e nei suoi contemporanei tanto che continuò a fare degli esperimenti per cercare di portare alla luce le proprietà di questa sostanza. Ve ne parlo un po’ più nel dettaglio in questo articolo:

Il mito della terna 3 6 9

Cercando riguardo Tesla è facile incappare in questa citazione:
Se tu conoscessi la magnificenza del tre, del sei e del nove, potresti avere la chiave per l’universo”.

In genere questa citazione apre la presentazione dell’idea che i numeri 3,6,9 siano alla base di geometrie che permetterebbero “la free energy”.
Accompagnata a questa citazione viene fatto notare che partendo da un cerchio il cui angolo al centro misura 360 gradi, dividendolo in due parti si ottengono 2 angoli da 180 gradi. Essi a loro volta divisi per due restituiscono 4 angoli da 90 gradi. Divisi a loro volta in due parti originano 8 angoli da 45 gradi. E così via per un numero “n” qualsiasi di iterazioni, così come farebbe una cellula in mitosi.

360:1 = 360
360:2 = 180
360:4 = 90
360:8 = 45
360:16 = 22,5

e sommando le cifre di questi valori otteniamo sempre 9:

3+6+0 = 9
1+8+0 = 9
9+0 = 9
4+5 = 9
2+2+5 = 9

Secondo questa idea, il 9 sarebbe un numero alla base dell’universo perché si ripete sempre nella misura degli angoli con cui viene diviso un cerchio secondo questa successione.
Per convincere ancor più dell’importanza del 3,6,9 vengono usati altri esempi analoghi.
Sempre considerando la successione numerica della potenza di due:

a1=2
a2=4
a3=8
a4=16
a5=32
a6=64

sommando le cifre di ogni sei termini della successione otteniamo la sequenza di numeri 2,4,8,7,5,1 che si ripete ogni 6 elementi di questa successione. Non compaiono mai 3,6,9.
Inoltre ponendo questi numeri su una circonferenza si osserva come il percorso compiuto collegando i numeri così come appaiono nella sequenza escluda i numeri 3,6,9, disegnando un infinito (∞) molto stilizzato.

Non solo, possiamo anche osservare che la somma delle cifre simmetriche rispetto all’asse che passa per 9 è 9:

8+1=9
7+2=9
6+3=9
5+4=9

Secondo i “teorici” di quest’idea tutto ciò sarebbe l’indizio che bisogna costruire una geometria toroidale che ripete questa sequenza. Detta ABHA Torus e che sarebbe alla base delle Rodin Coils, delle bobine toroidali avvolte secondo questa geometria, che dovrebbero servire per ottenere “energia infinita“.

Dal Mito alla Scienza

Tutto molto bello ed affascinante, un po’ meno per la termodinamica, ma a prescindere da ciò è essenziale porsi una domanda quando si osserva un ragionamento che riguarda l’osservazione delle proprietà dei numeri: tutto ciò ha realmente un significato fisico? Vediamo quanto segue dall’analisi di queste geometrie.

Io ed Alessio abbiamo osservato che la somma delle cifre di un multiplo di nove è sempre 9 od un suo multiplo (9k).
Questa è una proprietà che vale per qualsiasi numero multiplo di 9. Quindi anche se la somma delle cifre di un multiplo di nove non è nove ma un multiplo di nove, posso sempre sommare le cifre di questo risultato ottenendo o nove od un suo multiplo. Questa operazione si può iterare per un numero qualsiasi di passaggi finché non si ottiene 9.
Il risultato di questo algoritmo identifica in generale la radice digitale [r(n)] di un numero.
Esempio:

r(34) = 7
r(39) = 3 perché 3+9 = 12, e 1+2 = 3
r(99) = 9 perché 9+9 = 18, e 1+8 = 9

Alessio ha scritto la relazione matematica dimostrandola secondo il principio di induzione:

I numeri dati dalla divisione di 360 (9*40) per termini della successione dell’elevazione a potenza di due (2,4,8,16…) rispettano questa legge matematica perché tutti multipli di 9.
Notiamo ad esempio che in questa successione mancano numeri multipli di 3. Infatti la successione delle potenze di 2 è composta esclusivamente da multipli di 2; quindi se dividessimo un multiplo di 9 per 3 od un suo multiplo, non avremmo più un multiplo di nove, e sommandone le cifre avremmo un numero qualsiasi.
Ad esempio:

360:3 = 120
r(120) = 3

dove 120 = 3*40 che non è più un multiplo di 9.

Oltre a ciò c’è da considerare che la misura degli angoli è arbitraria, cioè il numero espresso nella misura dipende dall’unità di misura considerata, e dunque le proprietà osservate per quanto visto nelle misure espresse in gradi sessasegimali (360) non è detto che valgano per altre unità di misura.

Ad esempio il Sistema Internazionale di misura usa i radianti. Questa misura rappresenta il rapporto tra la lunghezza dell’arco di circonferenza tracciato dall’angolo e la lunghezza del raggio della circonferenza stessa. Essendo dunque il rapporto di due lunghezze, è un numero puro, cioè adimensionale. Un angolo giro che misura 360 gradi sessagesimali equivale ad un angolo che misura 2π radianti. Fare un’analisi simile a quella fatta per 360 gradi risulta impossibile, perché la somma delle cifre di 2π, od anche solo di π è infinita perché π è un numero irrazionale. Cioè non può essere descritto come quoziente di due numeri interi, e proprio a causa di ciò ha infinite cifre decimali. E’ stato scoperto proprio dividendo la lunghezza di una circonferenza per il suo diametro, scoprendo che questa divisione non aveva termine.

Un altro sistema di misura è quello del grado decimale, che divide un intero angolo giro in 400 gradi. Sistema utile per i motori passo passo con cui si azionano macchine a controllo numerico, come frese CNC e stampanti 3D. Infatti questi motori hanno passi definiti su questa unità di misura o su 200°. Osserviamo subito che 400 e 200 non sono multipli di 9, e dunque non è possibile applicare la legge numerica osservata prima.

Ciò vale anche con la sequenza 2,4,8,7,5,1. Infatti l’uso di questa successione è totalmente arbitrario. Niente ci suggerisce che dovremmo preferirla rispetto ad un’altra successione. Infatti la successione delle potenze di due può essere usata per descrivere alcuni fenomeni come la mitosi cellulare, ma non descrive tutti i fenomeni. Già avrebbe più senso usare una successione esponenziale su base il numero di Eulero (e), un numero irrazionale e trascendente molto usato per descrivere fenomeni fisici.
Già la successione di Fibonacci non la rispecchia. La somma delle cifre di ogni termine non offre nessuna sequenza che si ripete. [e.c. Paolo ci fa notare che: “non è vero che la somma delle cifre per la successione di fibonacci fornisce una sequenza che non si ripete, tutte le successioni definite per ricorrenza devono essere periodiche per forza di cose, perché è come fare i calcoli modulo 9. La successione di Fibonacci ha infatti periodo 24”].

Questo rende ancora più chiaro come la scelta dell’uso di questa successione e della misura sessasegimale degli angoli sia stata del tutto arbitraria; e dunque se si fosse osservato un qualche tipo di caratteristica fisica (come geometrica), questa si sarebbe mantenuta anche cambiando sistema di misura.

In conclusione sul mito del 3 6 9

Grazie a quanto abbiamo visto possiamo giungere ad una conclusione molto importante:

In generale, quando osserviamo un ente fisico ed a questi associamo un numero che indica la misura di qualche sua grandezza, non possiamo trasportare le proprietà del numero all’ente fisico osservato.
Cioè queste non hanno significato fisico.

Considerando innanzi tutto che non è documentato che Tesla disse quelle parole riguardo il 3 6 9, e che quindi come spesso accade viene usata la sua figura per garantire autorevolezza ad un lavoro che si fonda su presupposti non solidi, c’è anche da considerare che quanto osservato non ha alcun significato fisico.

Tesla oggi

Questo non ci dovrebbe far stupire. Soprattutto negli ultimi 20 anni il mito di Tesla è stato sempre più arricchito, decontestualizzando le sue ricerche dallo stato della fisica dell’epoca e quindi della consapevolezza che si aveva all’epoca dei fenomeni fisici, arricchita dai fatti spiacevoli accadutegli e da alcuni tratti un po’ bizzarri della sua persona. Ad esempio la guerra delle correnti che gli mosse Edison e proprio la sua ossessione per il 3 ed i suoi multipli.

Fenomeni fisici che sono entrati nell’immaginario collettivo e che diamo quasi per scontati, ignorando spesso l’evoluzione che hanno avuto per giungere nella forma con cui li conosciamo oggi. Ad esempio viene fatto credere che il radiant energy collector sia un qualche tipo di collettore eterico, e di conseguenza che Tesla per energia radiante intendesse una qualche forma di etere sconosciuto, mentre abbiamo visto non essere così. Così come il resto della fisica dell’epoca, non esisteva consapevolezza degli effetti che avrebbe potuto avere una così massiccia diffusione di potenza elettrica wireless sugli ecosistemi naturali come quella da lui stesso immaginata, e quindi della fattibilità di un progetto del genere.

Oltretutto questo brevetto è quanto di più simile possa esserci nella letteratura scientifica di un proto-pannello fotovoltaico, considerando che al contrario di questi, ricavava potenza principalmente dagli ioni a bassa energia sospesi nell’atmosfera terrestre sottoposti al campo elettrico terrestre, di cui il cavo conduttore rappresentava una “via preferenziale” per la scarica delle correnti a terra. IonPowerGroup è un gruppo di ricercatori che sta portando avanti lo sviluppo di questa idea, che è stata proposta perfino come sistema per generare potenza elettrica su futuri avamposti marziani.

Inoltre va ricordato che la tecnologia elettrotecnica ed elettronica all’epoca era molto rudimentale. Nelle sua famose “bobine” era obbligato ad usare complessi apparati elettromeccanici e spinterometri per lavorare a frequenze di kHz ed a costruire tutti i componenti elettronici necessari, che all’epoca non avevano grandi efficienze. Oggi è possibile farlo usando semplicemente un transistor e pochi componenti a frequenze molto più elevate, ed i più appassionati che oggi replicano questa tecnologia riescono a raggiungere dei risultati notevoli riuscendo a realizzare dei circuiti di driver molto sofisticati.

Per ultimo, l’idea stessa della “free energy” come sogno di Tesla è stata completamente travisata. Infatti come scritto prima la “free energy” di Tesla è semplicemente l’idea di poter distribuire energia liberamente a chiunque. E’ un concetto che ha più a che fare con un diverso paradigma di intendere la gestione dell’energia che riuscire a creare macchine in grado di “creare” energia, contravvenendo a tutti i principi conosciuti della fisica.

Copertina ispirata dalla foto.

[EDIT: Articolo aggiornato in data 10-05-2021]

4 pensieri riguardo “Tesla ed i numeri 3,6,9 – La chiave dell’energia libera?

  • Una precisazione, non è vero che la somma delle cifre per la successione di fibonacci fornisce una sequenza che non si ripete, tutte le successioni definite per ricorrenza devono essere periodiche per forza di cose, perché è come fare i calcoli modulo 9. La successione di Fibonacci ha infatti periodo 24.

    Rispondi
  • Giuseppe

    Nella sequenza 2,4,8,7,5,1 , le somme semplici del numero + il successivo, da origine ai numeri 3 6 e 9.
    Es: 2+4=9 / 4+8=12=3 / 8+7=15=6 / 7+5=12=3 e 5+4=6
    UAO!!!!

    Rispondi
    • Ciao Giuseppe! Grazie per il commento.
      Le proprietà fra i numeri delle sequenze sono sempre molto interessanti, ma rimangono sempre circoscritte a quei numeri e non offrono alcuna proprietà geometrica.
      Al contrario, le costanti nate dal rapporto di diverse misure, vedi ad esempio il pi greco che nasce dal rapporto fra la lunghezza del perimetro e del diametro di una circonferenza, od anche il numero di Fidia, indicano delle proprietà geometriche.
      Però neanche le proprietà geometriche si trasportano direttamente sulla fisica, ma dipende caso per caso. Ad esempio il pi greco lo troviamo in molte formule nate dalla conservazione perché conseguenza dell’applicazione del Teorema di Gauss. Nello specifico, se prendiamo ad esempio la formula della forza elettrostatica, possiamo descriverla a partire dalla conservazione del flusso elettrico (prima della scoperta degli elettroni si credeva che l’elettricità fosse un fluido contenuto nei corpi) su superfici sferiche di raggio diverso. Quindi lo stesso flusso elettrico che attraversa una superficie sferica di raggio “2” dev’essere lo stesso flusso elettrico che attraversa una superficie sferica di raggio “5”, e di conseguenza compare la formula della superfice della sfera (4*pi.greco*raggio^2), che dipende dal pi greco. Per questo motivo l’intensità della forza elettrostatica decresce con l’aumentare del quadrato della distanza (e così molte altre forze a distanza, come la Forza Gravitazionale per come è descritta dalla Legge di Newton), ed è anche perché l’intensità di potenza termica scambiata per irraggiamento da una fonte di calore decresce allo stesso modo (vedi la dipendenza dalla distanza della potenza termica che il Sole scambia con i pianeti). Ed in questo caso parliamo propriamente di relazioni estensive, dove oltre a proprietà intrinseche che non dipendono dalla geometria, abbiamo la dipendenza dalla geometria.

      Mentre per il numero di Fidia non abbiamo una diretta trasposizione sulla Fisica. Appare però rilevante nella Biologia, soprattutto nella fillotassi, ma anche nella Cristallografia descrivendo come accrescono sistemi complessi.

      Colgo l’occasione per ribadire che le proprietà numeriche descritte dalle radici digitali non hanno alcun significato geometrico, e di conseguenza, neanche fisico, come specificato nell’articolo 🙂

      Rispondi

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